Lo scorso 20 Aprile il Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia ha sollevato il “caso” delle riprese video durante i controlli di Polizia: “troppa strafottenza, troppa mancanza di rispetto verso chi cerca di mantenere l’ordine in un momento in cui è a rischio la salute di tutta la popolazione” è quanto affermato da Stefano Paoloni nel comunicato stampa 40/2020 (allegato al presente elaborato), il quale aggiunge “un fenomeno di queste settimane che reputo offensivo e lesivo della dignità di ogni singolo poliziotto. Riprendere con i cellulari le fasi di un controllo di Polizia, farlo in modo sempre più provocatorio, offensivo e lesivo non solo della divisa che indossiamo ma dello Stato che rappresentiamo è cosa che deve essere immediatamente fermata”.
Effettivamente, con i noti limiti in materia di spostamento e mobilità personale, ampiamente diffusi altrove in questa Rivista, essere sottoposto a controllo da parte delle forze dell’ordine è diventata una evenienza ordinaria e, in proporzione, sono aumentate per i cittadini anche le occasioni per registrare le fasi di un controllo di polizia, anche al fine di precostituirsi una prova in caso di abusi.
Difatti, uscire di casa e spostarsi è ormai consentito solo per le note “esigenze” (lavoro, salute, beni primari) le quali, se sottoposti ad accertamento, dovranno essere oggetto della altrettanto famosa “autodichiarazione” o, in alternativa, riferite al personale e raccolte in apposito verbale.
Tuttavia, l’alto numero di decreti emessi dall’Esecutivo (anche a distanza di giorni) l’ambiguità di alcune disposizioni (capaci di generare dibattiti interpretativi anche tra i non addetti ai lavori) unitamente all’aggravamento delle restrizioni imposte da alcune regioni (vedi la Campania) hanno generato disorientamento e nervosismo non solo tra i cittadini, ma anche nelle stesse forze dell’ordine, improvvisamente catapultate nel gestire un’emergenza epidemiologica senza precedenti.
A ciò si è aggiunga come, negli ultimi anni, con il progresso tecnologico, la pretenziosità di molti cittadini di informarsi e ritenersi competenti dopo qualche ricerca su google è via via cresciuta e questa, unita ad un certo atteggiamento di diffidenza nei confronti degli apparati, ha prodotto dei casi che fino a qualche decina di anni fa non si sarebbero mai verificati; uno di questi è, appunto, quello di filmare con lo smartphone le forze dell’ordine, ritenendosi più informati o competenti degli stessi o comunque vittima di non meglio imprecisate ingiustizie (è ormai divenuto virale il famoso caso dell’uomo che vantava di essere soggetto di diritto internazionale e quindi avulso da limitazioni nazionali).
Non va infine sottaciuto che a questo atteggiamento ha, purtroppo, contribuito anche qualche noto caso di cronaca che, a causa di singoli soggetti che hanno fatto risentire le stesse forze di appartenenza, ha dipinto per il personale di pubblica sicurezza un’immagine di prepotenti o, peggio, picchiatori.
Può certamente capitare che il personale di p.g. sia in errore, per questo il presente elaborato, anche sulla spinta delle dichiarazioni “forti” rese nel comunicato stampa del Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia, intende chiarire se si possano riprendere o meno in video gli stessi nel corso di un controllo e l’eventuale uso che si possa fare del filmato qualora si riscontrino, in esso, condotte non conformi o irregolarità.
Sebbene si è partiti da un caso attuale, quello del controllo dell’autocertificazione, tale interrogativo può presentarsi anche in occasioni di manifestazioni pubbliche, ad esempio.
Leggi il resto dell’articolo per la Rivista Cammino Diritto al seguente link
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