Il protagonista del fim “The Wolf of Wall Street”, Belfort, viene alla fine “incastrato” dagli inquirenti americani per il reato di riciclaggio.
La trama del film ed il caso di diritto è stato già esposto sulla pagina FB raggiungibile a questo link .

Il termine “riciclaggio di denaro” è stato usato per la prima volta all’inizio del XX secolo per indicare le operazioni che in qualche modo intendevano legalizzare i proventi derivanti da attività illecite, ma è condotta in uso fino dal medioevo quando il costume era, ad esempio, nascondere i proventi del delitto di usura, già allora dichiarata reato.
Ancor prima, la pirateria (non quella informatica, ma quella vecchio stampo) perpetrava ordinariamente il saccheggio e l’occultamento dei beni rubati.

Ebbene, ma quando si commette il reato di riciclaggio?
Tale condotta è punita dal codice penale italiano a mezzo dell’art. 648 bis.
«Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo; ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 5.000 a euro 25.000.La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività professionale.
La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni.»

Se questo è ciò che stabilisce la norma, vediamo concretamente quali siano le condotte vietate.
Ciò che bisogna analizzare per prima è la ratio, ossia quale bene giuridico il reato cerca di proteggere.
Il tentativo del legislatore è punire, infatti, chi inquina l’economia, lede il mercato e viola la libertà di concorrenza, minando la stabilità e l’affidabilità degli intermediari finanziari.
Resta inteso che tale reato può compiersi anche a mezzo di condotte non letteralmente patrimoniali.
Importante è, comunque, capire quale sia la dimensione soggettiva, ossia quale sia il grado di coinvolgimento psichico dell’agente, che nel caso di specie deve avere il carattere del dolo, gergo tecnico per definire la coscienza e volontà di raggiungere proprio lo scopo che la norma vuole evitare di far compiere.
Sarà quindi incolpevole chi cade nel tranello di un altro soggetto, o comunque agisce per mera colpa, incautamente.
Ultima premessa doverosa è sottolineare come la prima frase della norma preveda un reato presupposto, peraltro non colposo.

Quindi, per andare incontro a responsabilità penale per il reato di riciclaggio bisogna aver ottenuto un vantaggio dalla commissione di un delitto non colposo, accompagnando questo con la volontà di non far scoprire i proventi, economici o materiali, attraverso condotte atte ad ostacolarne l’identificazione.
Insomma, ciò che il protagonista interpretato da Leonardo Di Caprio ha fatto, “facendo passare” i soldi dalla Grecia.

Nella vita di tutti i giorni, non essendo tutti broker internazionali, può compiersi questo reato, ad esempio, attraverso il cd. “lavaggio di denaro”, ossia sostituendo il denaro frutto di operazioni illecite con uno di pari valore, proprio come se si sostituissero panni puliti a panni sporchi e, quindi, portatori di tracce.
Tale condotta di “ripulitura” è vietata anche usando un altro soggetto, pur se giuridico (es. Società).
L’Università Cattolica di Milano – Sezione Transcrimine – ha analizzato le fattispecie tipiche di reato di riciclaggio in Italia; lo studio statuisce i predetti casi: 6% furto, 6% traffico veicoli, 8% crimini finanziari, 4% crimini ambientali, 14% di frode, 22% traffico di droga, 18% traffico di essere umani (http://www.airant.it/pdf/090523-casistica-sos.pdf).
Oltre questi, la cronaca ha registrato anche casi di corsi fantasma, ma beneficiari di sovvenzionamenti pubblici, o il trasferimento di denaro contante a mezzo di plichi o pacchi, più semplicemente.
Caso emblematico, poi, gli esercizi commerciali usati per “battere” scontrini senza riscontro in termini di vendita, al fine di giustificare una somma di denaro in cassa e rendere, di fatto, pulita, la somma di denaro artatamente messa in cassa.
Altri casi, invece, sono legati alla mera usura.

Oltre le condotte tipiche di “lavaggio”, lo sviluppo degli strumenti finanziari ha permesso nuovi canali di occultamento dei proventi del crimine, e ciò viene favorito anche da una legislazione a dir poco grigia da parte di quei paesi definiti “paradisi fiscali”.
I proventi possono essere trasferiti istantaneamente da un istituto finanziario all’altro e, per tali motivi, le autorità preposte alla repressione dei reati non possono più limitarsi alla propria giurisdizione, dovendo anche anticipare e cooperare con altre autorità e giurisdizioni, poiché le attività criminali possono diffondersi in pochi minuti.
Il riciclaggio di denaro è diventato, in definitiva, uno strumento di successo per i criminali perché è lo stesso sistema finanziario a non impedire la possibilità di riciclaggio.
Vero è che tutte le transazioni finanziarie sono registrate nel dettaglio, ma le norme di controllo, di regolamentazione e di diritto non sono applicate in modo coerente e universale e proprio la flessibilità è la chiave del successo del riciclaggio di denaro.
Gli standard più bassi e la legislazione lassista di molti paesi offrono la flessibilità necessaria per consentire ai criminali di sfruttare il sistema per riciclare i profitti ottenuti penalmente.

Tornando all’uomo di tutti i giorni, bisogna fare una differenza con un reato simile, ma diverso, ossia quello di ricettazione, il quale, invece, consiste nell’acquistare o ricevere un bene di provenienza illecita con la consapevolezza della sua provenienza non legale.
Il riciclaggio, in più, ha un pezzettino di condotta, ossia quella atta ad occultare la fonte del bene economico.
Esempio?
Se ricevi un cellulare che sai essere stato rubato commetti ricettazione, se ricevi una macchina, che sai essere stata rubata, e cerchi di modificarne il telaio o di reimmatricolarla all’estero nella speranza di far perdere le tracce della sua provenienza illecita, commetti il delitto di riciclaggio.
Ed è punibile anche il tentativo, seppur questo è sanzionato dall’ordinamento più blandamente.
Altri esempi?
E’ riciclaggio ricevere un assegno provento di delitto e far aprire a terzi conti postali con false generalità su cui versare l’assegno, con monetizzazione dei titoli e prelievo della corrispondente somma di denaro.
Oppure è sempre riciclaggio ricevere somme di provenienza illecita su conti correnti personali ed effettuare operazioni bancarie comportanti ripetuti passaggi di denaro di importo corrispondente su conti di diverse società, finalizzate alla “schermatura” dell’origine delle disponibilità.

Insomma, dal broker Di Caprio/Berfort sino ad un ignaro cittadino a cui viene chiesto di versare da un terzo un assegno di dubbia provenienza sul proprio conto corrente.
Il reato di riciclaggio è ad ampio spettro.
Quindi, prima di fare operazioni finanziarie od acquisire beni, occhio all’affidabilità degli interlocutori.

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